La “guerra” tra il New York Times e Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon, la più grande azienda di beni al dettaglio d’America, è partita due anni fa, quando Bezos ha comprato il il Washington Post. L’ultima stoccata arriva da un reportage di David Streitfeld e Jodi Kantor, intitolato “Inside Amazon: Wrestling Big Ideas in a Bruising Workplace”, nel quale raccontano una serie di aneddoti terrificanti su come Amazon sia un luogo di lavoro disumano, con dipendenti resi succubi da un’etica lavorativa assurda; un luogo dove la pietà è considerata un intralcio e chi non ce la fa è lasciato indietro.

La storia parte con le interviste ad alcuni ex dipendenti che attaccano l’azienda per i turni da 80 ore settimanali, incitati a competere tra loro anche con strumenti che incoraggiano le denunce tra colleghi e nessuna sensibilità per i lavoratori colpiti da malattia: un dipendente a cui è stato diagnosticato il cancro è stato licenziato perché la sua produttività è calata; lo stesso è capitato ad una donna che ha avuto un aborto spontaneo. Inoltre, non è così difficile vedere un colletto bianco piangere dopo una riunione particolarmente brutale. Gli “Amabot”, i robot di Amazon, sono il personale chiamato a lavorare a ritmi talmente pesanti che nessuno dura più di cinque anni.

L’azienda resta comunque tra le più competitive della Silicon Valley. Ma c’è il lato oscuro della forza che predomina: i dipendenti non hanno nessun benefit – come la palestra o la mensa gratuita di Google e Apple – tant’è che già in passato si sono viste proteste (ad esempio, in Germania i dipendenti venivano tenuti a loro insaputa sotto strettissimo controllo). Adesso, però, il reportage del Times trasforma Amazon in un inferno.

Bezos ovviamente non ha digerito l’articolo del Times ed ha subito diffuso una nota in cui non riconosce la compagnia che ha creato – “ho fiducia non sia neppure la Amazon che conoscete voi” – confermando che se dovesse scoprire una qualsiasi violazione, verrà immediatamente punita. Anche in rete sono comparsi centinaia di post di dipendenti che difendono l’azienda, ma la maggior parte conferma che Amazon non è il paradiso perduto. Anche se, come riconosce il Times, i dipendenti diventano così combattivi da diventare i più ricercati della Silicon Valley. Come se fosse un pregio.