E anche quest’anno si torna a parlare di Articolo 18, una botta di novità. Ne parlano sempre quelli col cappellino rosso: quelli che in trent’anni l’hanno distrutto, ripreso, assunto e disunto. I gloriosi lavoratori della Ditta che con la maschera del rinnovamento sono i pluripremiati firmatari del libro mastro in camera ardente. Sono i D’Alema, i Bersani, le Bindi e le Camusso. I totem della Real Casa che si estendono a Padri della Patria per il solo gusto di stare al comando, ancora una volta dopo un trentennio di sconfitte, ideologiche e politiche.

Siamo un partito, non una Ditta o una bocciofila”, dice Debora Serracchiani. “Governa col mio 25%” risponde Bersani estorcendomi un sorriso. La Gloriosa Ditta che ha scritto pagine politiche memorabili oggi bacchetta i ragazzi del muretto che li ha sfanculati. È iniziata la stagione degli sconti, non degli scontri. Perché di scontri non ce n’è con nessuno, nemmeno con chi firma ancora cappellini rossi come D’Alema e Camusso. i totem sono stati rimossi.

Ricordo ancora quando Max era il rottamatore e la Cgil il totem da rimuovere.

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Lo stesso Max un ventennio fa si rifaceva al “modello tedesco”; l’anno scorso Bersani definì “un grave problema” la scelta di Sergio Marchionne quando introdusse il “modello tedesco” nelle sue fabbriche italiane rottamando i contratti nazionali e uscendo dalla Confindustria. Per Bersani Fiom e Cgil, Marchionne divenne il nemico pubblico numero uno, eppure voleva soltanto applicare un aspetto del “modello tedesco”: quello della contrattazione aziendale evocata da D’Alema vent’anni prima.

Tutto un mondo di “diritti” e di “dignità” da applicare inesorabilmente quando si vogliono cambiare gli status quo. La Bindi che mette in campo i giapponesi, Camusso che paragona Renzi alla Thatcher, i “lavoratori” sempre cari, lo “sciopero” sempre da avviare e il “confronto” sempre da praticare. Tutto e sempre. Quel che difende la sinistra non è il merito delle proprie ricette retrò, è il metodo che rivendica a sé una diversità etica, quasi fisiognomica, rispetto a un Renzi che, nientemeno, tratta con educazione un Verdini. L’ostacolo va rimosso ora che il lungo fiume rosso ha perso impeto: il piccolo mondo antico ha già dato, andiamo avanti.