Il titolo di Democrazia lo prendiamo dall’antica Grecia. Dalla politica ateniese per essere precisi. Ma l’atto di nascita della democrazia ateniese è una riforma elettorale.

A ridosso del 400 A.C., Pericle, un politico di nobilissime origini, rivoluzionò il funzionamento della politica istituendo il misthòs: in pratica a ogni cittadino ateniese veniva riconosciuto un compenso ogni volta che partecipava all’assemblea cittadina, la stessa nella quale si votavano le leggi. Era una rivoluzione, appunto, era la nascita della democrazia diretta: la politica non era più un’attività di competenza esclusiva di chi se la poteva permettere ma ad appannaggio di tutti.

Pericle fece in modo che la politica fosse finanziata dallo stato grazie al finanziamento pubblico. Quindi ogni cittadino, anche il più povero e sconosciuto, poteva dedicarsi all’arte della politica ricevendo in cambio il dovuto compenso. Inoltre, grazie al sistema dell’estrazione a sorte – che a quei tempi ritenevano più equo – diventare giudice o capo dello stato era nelle corde di chiunque. Il finanziamento pubblico ideato da Pericle divenne l’architrave del sistema democratico di Atene. L’importanza del misthòs era tale che il primo colpo di stato, avvenuto decenni dopo, l’abolì e ripristinò l’antica gratuità delle cariche pubbliche. Insomma, la democrazia diretta era il boia della classe nobile, dunque andava abolita.

Il meccanismo del sorteggio delle cariche non impedì che Pericle – l’uomo politico più intelligente del mondo antico – fosse eletto alle massime cariche dello stato per moltissimi anni. Grazie al consenso che seppe raccogliere, riuscì ad impiegare la propria azione politica in un programma di così largo respiro che solo un governo pluriennale poteva consentire. Avviò l’espansione economica marittima attraverso l’intervento politico nei rapporti con le altre città dell’Egeo e diede inizio ad un gigantesco programma di lavori pubblici che andò avanti per oltre un ventennio coinvolgendo intellettuali, proletari e ceti imprenditoriali nella ricostruzione dell’Acropoli, dando alla città piena occupazione e permettendo ad Atene di primeggiare a lungo sulle altre città della Grecia dal punto di vista economico e culturale.

Ma l’ascesa di Pericle non poteva nulla senza la colossale riforma della giustizia varata da un altro politico lungimirante: Efialte. Il principale tribunale della città, l’Areopago, l’organo di giustizia da sempre in mano all’aristocrazia cittadina, fu assegnato all’assemblea del popolo, al consiglio e ai tribunali popolari i cui giudici erano estratti a sorte tra tutti i cittadini. Questo successe perché la democrazia ateniese era incredibilmente conflittuale: qualsiasi conflitto politico veniva risolto quasi sempre in tribunale, e il tribunale era diventato la naturale evoluzione di politica e giustizia. Con la democrazia diretta la giustizia non era più la prosecuzione della politica.

Lo stesso Pericle fu al centro di accuse di ogni tipo, compresa la malversazione. Senza la riforma della giustizia emanata da Efialte, il genio di Pericle si sarebbe disperso nell’oblio come quello di tanti suoi concittadini dell’epoca precedente. Lo strumento che evitò la paralisi nell’attività politica e che la carriera di Pericle venisse distrutta dal proliferare di accuse, spesso pretestuose, fu la rendicontazione: alla fine di ogni mandato annuale, tutti i politici dovevano presentare i rendiconti economici della propria attività; ma se fosse stato rieletto per l’anno successivo il processo sarebbe stato rimandato alla scadenza della carica.

Questo strumento, con questa procedura, metteva al riparo il politico eletto dalle false accuse, senza però garantirgli l’impunità. In più si impediva che l’attività di governo fosse perennemente bloccata.

In pratica gli ateniesi inventarono l’immunità parlamentare e la chiamarono Democrazia.