In questi giorni è stato nominato il nuovo consiglio di amministrazione della Rai. Dalle parole di Renzi doveva essere il primo CdA non lottizzato. Ma non è andata affatto così.

Arturo Diaconale: direttore del quotidiano politico L’Opinione, quotidiano che fino al 2012 riceveva fondi statali per l’editoria, e presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga;
Giancarlo Mazzuca: direttore de Il Giorno ed ex direttore del Resto del Carlino, oltre che deputato di Forza Italia. Entrambi area forzista.

Franco Siddi: ex segretario del sindacato dei giornalisti – quello del famigerato “equo compenso”, tanto per capirci, e della conseguente campagna #StopFnsi – con una lunghissima carriera sindacale;
Guelfo Guelfi: (sembra uscito da un fumetto di Topolino dedicato a Dante, nevvero?) presidente del teatro Puccini di Firenze, direttore creativo di Florence Multimedia, società che si occupa della comunicazione istituzionale della Provincia di Firenze, ed ex spin doctor di Renzi nella prima corsa a Palazzo Vecchio;
la storica dell’arte Rita Borioni: già vice responsabile cultura del Pd e collaboratrice del presidente Dem Matteo Orfini (la sua esperienza a Red Tv la fa diventare indubbiamente intenditrice di piccolo schermo…). Area PD.

L’ex capo ufficio stampa dell’Udc, Paolo Messa, editore di diverse testate tra cui Formiche.net.

E infine Carlo Freccero, al quale va una fiducia d’ufficio non fosse per il suo curriculum: l’unico ad avere molto a che fare con la tv e a porsi qualche problema sulla sua evoluzione. Certo, va detto pure questo, è ormai lontano dagli splendori di un tempo. Il suo nome, come non dirlo, è uscito dalla bacheca grillina.

Insomma, un consiglio tanto mediocre da risultare pressoché anonimo, magari per favorire l’azione di un forte direttore generale – si parla di Antonio Campo Dall’Orto, ex direttore di Mtv e La7 ed oggi in Poste Italiane (lo chiamano il manager del flop, che è tutto dire…) – e/o dell’unica vera intenditrice di tv presente in questo nuovo CdA: la presidente Monica Maggioni.

Certamente un consiglio molto mediocre, come dicevo, ma è a questo che portano le strategie al ribasso. In pratica dalla rottamazione siamo passati al riciclo dei pensionati che guardano alla tv di Stato come i loro colleghi controllano i cantieri.