Ieri, sulla Stampa, Gianni Cuperlo consigliava alla sinistra non renziana il nome di Bianca Berlinguer come rappresentante di quell’ala cui lui e Speranza fanno riferimento. La richiesta di Cuperlo è sistematica in quel lato di sinistra che cerca una leadership forte che non arriva mai: ad ogni scadenza periodica sperano di trovare, prima all’interno del Pd, e poi all’esterno, qualcuno che possa rappresentare il loro IO interiore nel miglior modo possibile. Purtroppo, e lo dico con malincuore, la mancanza di una leadership interna di spessore porta a fare errori di valutazione importanti: all’inizio è stato Tsipras prima che si arrendesse alla Troika, poi Varoufakis prima che chiedesse parcelle milionarie per parlare male dell’Europa delle banche, poi Corbyn prima che fosse travolto dalla Brexit, poi Sanders prima che fosse travolto dalla Clinton e dai suoi elettori delusi per l’appoggio alla Clinton. Errori di valutazione, spesso Vox Populi, che definiscono la latitanza di un modello vincente, oppure solo ideale, ma che massimizzi il messaggio.

Certo, non è facile ai giorni nostri trovare più di un leader autorevole a sinistra. Se vogliamo definire autorevole Renzi, ovviamente. È dura: i risultati di tutto quello che si muove oggi a sinistra sono scadenti, i modelli vincenti ben nascosti e le minacce di scissione non solleticano più nessuno. Poi, quando anche la sinistra dura e pura riesce a fare figuracce come quella dell’Onorevole Sannicandro – ex Pci e Rifondazione, oggi con SeL – che in Aula qualche giorno fa ha duramente attaccato il taglio agli stipendi dei parlamentari, perché “Non siamo lavoratori subordinati dell’ultima categoria dei metalmeccanici!”, beh, diciamo che la ragazza bruttina ma intelligente dei tempi che furono ha decisamente lasciato il posto alla signorina bruttina e stupidotta. Ci sta.

È chiaro, poi, che nemmeno la sinistra renziana se la passa benissimo. Probabilmente ha una visione migliore rispetto agli antagonisti interni, ma solo perché ha numeri maggiori (oggi) e ha una direzione. La sinistra nostalgica vive invece solo di immaginazione perché lo stesso problema di leadership ce l’ha con la mancanza di un vero progetto politico solido. Attenzione, non è che manca un progetto solido, manca il progetto solido: ne hanno sempre due-tre ottimi che arrivano da altrettanti aspiranti leader, i quali, naturalmente, vengono disintegrati all’interno assieme al loro solido progetto politico. Come il domino. Civati e Fassina son lì per ricordarcelo.