In Italia se ne parla poco, ed è strano visto le polemiche di questi giorni tra il nostro premier e il presidente della Commissione. Ma sulle testate estere, a partire dal Guardian, è un argomento di primo piano. Il cosiddetto LuxLeak, la fuga di documenti analizzata e pubblicata da un team di giornalisti sul paradiso fiscale lussemburghese e sull’utilizzo più che creativo delle sue norme.

Che il Granducato, come molti dei piccoli stati la cui esistenza è un po’ un mistero della storia, viva sostanzialmente dei suoi ragionieri e tributaristi, si sa da sempre. Ma è l’entità e la qualità dei clienti e la loro oggettiva distorsione delle condizioni di mercato che colpisce, proprio nel momento in cui l’ex ministro delle finanze e presidente del Consiglio nonché dominus assoluto della politica lussemburghese, Jean Claude Juncker, siede alla guida della Commissione che ha tra i suoi compiti proprio quello di evitare fenomeni del genere.

E molti pensano che l’improvvisa diffusione di questi dati sia un episodio delle guerre sotterranee che contrappongono falchi e colombe nel grande gioco della gestione dell’eurozona. Bisognerà tenerla d’occhio.