Parlare di diritti in Italia è sempre più difficile. Un paese che si divide praticamente su tutto – dal lavoro alle pensioni, dalla crescita all’occupazione finendo alle manifestazioni di piazza – è un paese soggetto a scomparire nell’anonimato.

Nelle scorse settimane abbiamo tutti letto di come i sindaci di Udine, Roma e soprattutto Pordenone, abbiano trascritto i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratto all’estero. È illegale, ovviamente, ma va letto come un segnale al paese: una forma di disubbidienza civile per ottenere un risultato che, al momento, è inattuabile. Ed è, tra l’altro, lo stesso procedimento usato negli anni ’70 per far approvare dal Parlamento la legge sul divorzio e sull’aborto. A volte, fortunatamente non così spesso, l’unica forma di lotta che si ha è infrangere la legge.

giornali locali di oggi hanno tutti in prima pagina la richiesta di trascrizione di Luigi e Alessandro, una coppia gay residente a Cordenons sposati dal 2012 a New York. Il sindaco Ongaro, da quel che si apprende dai giornali (qui, qui e qui), ha fatto capire che potrebbe dare il consenso alla trascrizione ma preferirebbe che sia il Consiglio comunale a decidere e prendersi le proprie responsabilità: “Conosco la storia ma per il momento mi limito a dire solamente che il mio non è un no a priori. L’argomento è di forte attualità, ed è giusto che anche a Cordenons le forze politiche si esprimano. Sono convinto che non tutti quelli di sinistra siano a favore, né tutti quelli di destra siano contro. Il tema deve considerare i cittadini e non le ideologie di partito”.

Mi permetto di stuzzicare il mio sindaco con tre semplici spunti:

  1. non limitarsi ad un no a priori è un passo legittimo e corretto; però, sindaco, siamo purtroppo abituati alla sua mancanza decisionale, per cui ho paura che vada contro la sua stessa tesi quando afferma che è giusto che anche a Cordenons le forze politiche si esprimano.
  2. Per quel che so le forze di centrosinistra sono compatte a favore della trascrizione, mentre ho seri dubbi sulla mancata compattezza della destra (il ché vuol dire esattamente il contrario di ciò che lei afferma).
  3. Concordo pienamente che il tema va affrontato in considerazione dei cittadini e non ideologicamente. Pertanto, forse, andava preso di petto trascrivendo direttamente il matrimonio oppure lasciando cadere il tutto perché la cittadinanza, a suo parere, non è favorevole. Personalmente non ho nulla in contrario a portare il tema in consiglio; dall’altro lato però, proprio perché in quel luogo si parla esclusivamente di politica, non credo sia a favore del pensiero cittadino.

Ma il tema principale è il matrimonio e la famiglia. Secondo me una famiglia è quando due o più persone si prendono cura l’uno dell’altro. Il matrimonio, giuridicamente, è un contratto nel quale due persone si dividono oneri e onori. Ma come tutti i contratti è soggetto a delle deroghe, una su tutte il divorzio. La famiglia invece no: prendersi cura l’un dell’altro è garantito dall’amore per le persone che si hanno accanto, siano essi coniugi piuttosto che figli, fratelli o genitori. Il matrimonio e la famiglia non sono assolutamente la stessa cosa, tant’è che una coppia convivente ha, umanamente, gli stessi obblighi di una coppia sposata. Io amo mia moglie non perché mi ha sposato, ma perché è la donna della mia vita a prescindere dal termine giuridico che vincola la nostra convivenza. Essere una famiglia lo sarà sempre, anche quando io o mia moglie non ci saremo più col patto matrimoniale decaduto naturalmente.

È l’amore che trascina tutto, che ci ordina di dare anche la vita per le persone che abbiamo a cuore. Il matrimonio non ha questo potere. L’amore non conosce differenze di sesso, razza o religione. L’amore è semplicemente amore. Per questo motivo credo che non ci sia nessuna differenza se a sposarsi siano due persone di sesso opposto o dello stesso sesso: l’importante è la capacità attrattiva che solo l’amore riesce a dare. Il resto è pura ideologia: legittima, certo, ma inutile sotto l’identità affettiva.

Non si tratta di civiltà e nemmeno di progresso: qui parliamo di amore, di famiglia e di diritti uguali per tutti. Per questo, Sindaco Ongaro, le chiedo di essere coraggioso e di trascrivere con fiducia che due persone dello stesso sesso possono amarsi esattamente come due persone di sesso opposto.