Ci sono dei serials che durano decenni, alcuni addirittura un trentennio come Beautiful. Ma è un caso più unico che raro perché c’è qualcuno che, stanco della solita minestra riscaldata, se ne va e porta via il pallone. La stessa cosa succede in politica: la fase delicata del sopismo arriva quando alcuni degli attori principali lasciano il passo alle nuove leve convinti, le vecchie leve, che la celebrità non sia esportabile ma che dipenda effettivamente da loro. Un’esclusiva in stile televisivo, in pratica. Ma il monodimensionale della Tv è stato ampiamente superato dal 3D della Rete: ognuno è ormai capacissimo di crescere e dimostrare fino in fondo il suo talento versatile. A volte, però, il principe azzurro non arriva in tempo per il bacio salvifico: avevamo chiesto George Clooney ma ci è arrivato Francesco Rutelli.

A molti (a sinistra) la nuova classe dirigente del PD fa l’effetto Beautiful: stesso filo conduttore ma Ridge non è più lo stesso di trent’anni fa. Aldilà delle poche – e prevedibili – costanti, nel PD i genitori fanno sempre la figura di quelli un po’ stronzi, le fidanzate sono sempre un po’ zoccole e i maschi sempre un po’ fessi (Rutelli non è Clooney). E però noi (intellettuali di sinistra) Beautiful non lo vediamo più da almeno vent’anni. Noi, al posto del principe Andrej Bolkonskij di Guerra e pace, abbiamo messo Arturo Parisi per adeguarci ai 140 caratteri: la botte piena e la moglie – o la fidanzata un po’ zoccola – ubriaca. Certo, c’è sempre l’eccezione di chi ha letto Tolstoj addirittura tre volte (a proposito: ma dov’è finito il documento in cui Barca dichiarava guerra al catoblepismo?), nel frattempo però abbiamo cambiato principe con un tipo che con la sola imposizione delle mani è diventato anche premier. Manca solo che la produzione lo faccia rapire dai Klingon.

Se Renzi è il Napoleone del nuovo PD, l’impassibile generale Kutuzov è sicuramente Pier Luigi Bersani: lasciare avanzare il nemico senza mai ingaggiare uno scontro diretto, guardare bruciare la città senza battere ciglio convinto che solo la pazienza e il tempo possono decidere le sorti di una guerra, è proprio il ruolo adatto a PiGi. Alla lettura della tragedia moderna mancano solo Walter Veltroni e Massimo D’Alema, gente che tra un viaggio in Africa e un giro in barca a vela, non riusciamo a collocare nel Beautiful attuale (negli anni ’90 registravano le puntate su vhs, perché a quell’ora erano a lavoro, e passavano le domeniche a mettersi in pari). Ma i nostalgici e gli inguaribili aspettano ancora la rivelazione, in diretta tv, che Veltroni è il fratello segreto di D’Alema. E se persino il sostituto di Ridge somiglia a Kabir Bedi, non mi fa nessun effetto vedere le foto di Maria Elena Boschi in compagnia di Denis Verdini: sono lontani quei momenti, quando uno scatto provocava turbamenti.

Ma il dilemma vero è un altro: centrosinistra va scritto con il trattino (come voleva Cossiga), senza trattino (come volevano gli ulivisti) oppure staccato (che non l’ha mai chiesto nessuno, ma a questo punto forse è meglio abbondare)? Del resto sono passati quasi trent’anni quando Ridge e Caroline si fidanzarono per la prima volta dando avvio a una saga infinita di tradimenti, matrimoni falliti e sanguinose separazioni. Proprio come il centrosinistra.