L’ingerenza tecnologica in Egitto

Sin dopo il colpo di stato del 3 luglio 2013, l'Egitto ha messo in pratica tutta la sua ingerenza tecnologica in una serie di misure sempre più invasive per controllare lo spazio digitale dei propri cittadini; lo stesso spazio che aveva contribuito alla caduta dell'ex presidente Hosni Mubarak nel gennaio 2011, quando il sentimento di contrarietà collettiva aveva sostenuto la ribellione fino a far cadere il dittatore

Patrick Zaki è libero, ma a quale prezzo?

Secondo alcune fonti del Ministero degli Esteri citate da alcuni giornali, la possibilità di concedere la grazia a Zaki è emersa più concretamente durante la seconda visita di Tajani in Egitto, in cui in cambio dell'impegno dell'Italia a fornire macchinari, sementi e prodotti alimentari per aiutare l'Egitto a fronteggiare la crescente crisi alimentare, al Sisi avrebbe concesso la grazia al ricercatore egiziano. Repubblica, invece, suggerisce che il governo italiano potrebbe aver rinunciato a intervenire nella vicenda di Giulio Regeni in cambio della possibilità di risolvere la questione Zaki

Se tutto va bene siamo rovinati

Qual è la posizione del governo italiano sulla crisi in Medio Oriente? Preferiamo i sunniti o gli sciiti? Appoggiamo Trump o Doha? E come facciamo con l’Egitto con cui abbiamo interessi importantissimi? E cosa farà la nostra diplomazia con l’Arabia Saudita, Abu Dhabi e gli altri soggetti che hanno riempito con centinaia di milioni di dollari il nostro sistema finanziario e industriale? Tranquilli, tutto è nelle mani del nostro grande ministro degli Esteri Angelino Alfano

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