Siamo alla fine di un altro annus horribilis. Quel poco di bilancio che si può stipare in un minuto di lettura lo lasciamo a dopo. Per il momento ci dedichiamo allo sport nazionale di ogni dicembre: nominare l’uomo dell’anno. L’Espresso ha deciso di dare lo scettro a Raffaele Cantone, il Times di Londra a Angela Merkel. Che ci crediate o meno, per me è Enrico Letta.

Io non ricordo nella storia politica italiana un protagonista svanito in modo altrettanto radicale dalla scena, neppure Bettino Craxi nella sua latitanza tunisina. Oggetto di una damnatio memoriae che una volta si riservava al parente matto portato in manicomio e lì dimenticato. Svanito nell’atto di porgere quasi di schiena la campanella al successore e poi, puff, come lo stregatto, con un ghigno doloroso al posto del sorriso. Epiche le foto dell’anticamera di Palazzo Chigi in cui la sua immagine nella cronologia dei presidenti del consiglio era sostituita da un attaccapanni. Come i cartigli di Hatshepsut a Karnak o Trotzki eraso dalle istantanee con Lenin.

Le cronache dicono che insegni in una università parigina, ma potrebbe pure essere salito in montagna come Giangiacomo Feltrinelli a preparare la nuova resistenza, o fare il personal trainer su una imperscrutabile isola dei famosi (secondo me è impazzito: gira l’Italia a cavallo di un ronzino e si fa chiamare Don Chisciotte. Ovvero non esiste, però è una formidabile invenzione romanzesca. Lettaratura). A me piace ricordarlo mentre dà il cinque ad Alfano, convinto di essere stato il Presidente del Consiglio.

Nel tremendo setaccio della crisi adesso è il turno di Renzi. Mi viene voglia di augurargli il successo, perchè ho paura dell’ultimo controcorrente del 2014”. Sono le conclusioni dell’ultimo controcorrente dell’anno scorso. Mi sembra di averci azzeccato, almeno più della media dei sommi sacerdoti della politica paesana: meno di due mesi dopo sarebbe arrivato il suo turno. Ed ha avuto successo, vero?

Guardando oggettivamente alla situazione non è andata esattamente così. Perchè le previsioni economiche si sono rivelate quasi tutte errate per difetto. Guardando allo spirito del paese neppure. Perchè una cosa come il non voto emiliano segna storicamente l’annata. Ma di fronte ad un paese che rinuncia; di fronte ad alternative politiche vecchie di vent’anni; ad altre che si sono sputtanate ad una velocità impressionante e ad avversari futuri che mettono i brividi, Renzi continua ad aver in mano tutte le carte e a darle con pieno diritto come vuole lui.

Tentiamo la profezia: se all’ultimo controcorrente del 2015 non ci sarà più, vorrà dire che il paese è entrato in coma. Se sarà ancora in sella, vorrà dire che è morto o che siamo diventati la seconda potenza mondiale. Dopo la Thailandia.