Da alcuni giorni si sta diffondendo nel Paese un nuovo fenomeno, una sensazione che si appoggia a numeri ancora parziali ma accompagnata da una buona dose di speranza, piuttosto comprensibile. È la sensazione, appunto, che la fase più grave e acuta della pandemia sia alle spalle.

Forse il peggio è davvero passato: i numeri dicono che è iniziata la discesa, un mese e mezzo dopo il “paziente uno” a Codogno e più di 17mila morti. Quel che vediamo ci sembra la mitologica luce in fondo al tunnel.

E ci si appresta ad aspettare con felicità la fase 2, anche se però divisa in due step, se la tendenza verrà confermata nei prossimi giorni: dopo Pasquetta si potrebbero riaprire le attività produttive; per riprendere a spostarsi e a uscire di casa, pur tra mille precauzioni, bisognerà probabilmente attendere almeno l’inizio di maggio.

Forse parlare di normalità è troppo presto, ma un lento ritorno alla vita significa che fuori qualcosa si muove. Tuttavia è necessario progettare la ricostruzione e comprendere, soprattutto comprendere, cosa non ha funzionato e porre rimedio.

Ce la faremo. Viva l’Italia!