Tutte le ipotesi e le simulazioni di legge elettorale sono insensate – diceva Panebianco qualche settimana fa sul Corriere – perché l’elettore reagisce con pazienza alla diversa ristrutturazione e modulazione politica con cui viene chiamato alle urne, in base alla storia attuale e agli stimoli che da essa ne riceve. Fondamentalmente è vero; non è chiaro però il motivo per il quale non si possano fare simulazioni del comportamento di voto tenendo conto delle varie ipotesi di legge elettorale. Naturalmente non saranno certificati perché non si terrà conto di molteplici fattori, ma le simulazioni tendono a interpretare le conseguenze non a garantirne l’esatta entità.

Detto ciò, dando per scontato che il mutamento delle regole porterà inevitabilmente ad un mutamento delle logiche adottate dall’elettore quando si reca a votare, è necessario che anche i partiti si rendano conto del cambiamento presentandosi all’appuntamento elettorale con la consapevolezza che si vota con un nuovo sistema. È un fattore importante perché da sempre le forze politiche commettono questo errore ogni qualvolta si è cambiato sistema.

Ho cercato di prendere in considerazione le tre proposte di Matteo Renzi perché hanno tutte come fattore dominante la governabilità, tenendo conto non più – o non soltanto – un sistema bipolare ma almeno tripolare. Diventa pertanto quasi obbligatorio presentarsi alle elezioni come coalizione e non come singola forza. Diventando quasi obbligatorio, lo scenario politico che si presenta è fondamentalmente quello classico: centrodestra contro centrosinistra, più un terzo incomodo – che molto probabilmente sarà il Movimento 5 Stelle – capace di mantenere una base elettorale singola autosufficiente. Un sistema tripolare, dunque, formato da due coalizioni e una forza politica autonoma a far da controllore alle prime due.

Naturalmente c’è spazio per qualsiasi altro movimento, ma dubito fortemente che altri partiti – ad esempio Lega e Fratelli d’Italia nel centrodestra, SeL e Psi nel centrosinistra – vogliano partecipare alle elezioni scollegate dalla coalizione principale dato il poco consenso a cui fanno ormai riferimento. Gli elettori, a questo punto, si adegueranno di conseguenza al nuovo sistema come hanno sempre fatto, cercando di mantenere quell’equilibrio dovuto tra voto di pancia e voto utile che non premia – come abbiamo visto molte volte con Bertinotti, Ingroia, lo stesso Giannino – le compagini con pochissime chances di vittoria.

La simulazione dice quindi che, con i tre sistemi elettorali proposti da Renzi a tutte le principali forze politiche, la differenza con l’attuale configurazione parlamentare è pressoché nulla. La maggioranza è a 315 seggi.

Sistema spagnolo. Attuando il sistema spagnolo all’attuale Parlamento, il risultato che avremmo è di 310 seggi al centrosinistra, 212 al centrodestra, 108 al Movimento 5 Stelle.

Sistema sindaco d’Italia. Con il sistema del sindaco d’Italia, tanto caro al segretario Pd, la configurazione parlamentare sarebbe di 347 seggi al centrosinistra, 185 al centrodestra e 98 al M5S.

Mattarella corretto. Con il ripristino del Mattarellum, corretto con la base proporzionale usata come premio di maggioranza, avremmo 349 seggi al centrosinistra, 179 al centrodestra e 102 al M5S.

Tutte e tre situazioni premierebbero comunque il centrosinistra, anche se il sistema spagnolo non permetterebbe la maggioranza e quindi la governabilità. Governabilità che, a conti fatti, sarebbe garantita solo con il premio di maggioranza: consistente con il ballottaggio di coalizione indicato dal sistema del sindaco d’Italia; meno certa, ma pur sempre garantita, col ripristino del Mattarellum corretto dal proporzionale usato come premio di maggioranza.

Con un premio non elevato, il rischio quasi certo è di riavere lo stallo attuale con nessuna coalizione in grado di governare. Dunque sarebbe da scartare il sistema spagnolo perché avrebbe un premio del 15% ipotizzato, quota che non permetterebbe al vincitore di avere la maggioranza parlamentare. C’è da dire che le simulazioni riguardano solo la Camera, in quanto si spera nell’abolizione del Senato o nella modifica da seconda camera a Camera delle Autonomie Locali. Contrariamente tutte le simulazioni sarebbero zoppe in partenza.